Roma e lo stadio Olimpico evocano in chi scrive ricordi sempre degni di nota e l'approssimarsi di un Roma-Udinese nel catino posto tra le pendici di Monte Mario e di un'ansa del Tevere, per altrettanto nota disfunzionalità cerebrale dello scrivente, anziché stuzzicarlo in pronostici e considerazioni sullo stato dell'arte in casa dei bianconeri che addirittura si presentano nella capitale in vetta solitaria della classifica dopo quattro giornate, innescano l'abituale corto circuito neuronale che lo fa viaggiare indietro nel tempo.
Questa volta la fermata è il 1 giugno 1997, quando i giallorossi e l'Udinese s'incontrarono sul terreno dell'Olimpico nell'ultima giornata del torneo 1996/97 per dividersi un pareggio che sembrava scritto con inchiostro indelebile, visto il punto avrebbe garantito ad entrambe l'obiettivo della vigilia, assai diverso rispetto a quello che le due società si erano poste a inizio torneo.
La Roma del Presidente Sensi partita con le solite ambizioni di grandeur - obiettivo minimo la qualificazione alla coppa UEFA - con il santone argentino Carlos Bianchi in panchina era andata invece incontro prima ad una stagione anonima e poi addirittura rischiato la retrocessione, scongiurata solo qualche domenica prima con un rotondo 4-0 a Bergamo sull'Atalanta, unica vittoria delle ultime sette gare in cui sulla panchina giallorosa invece sedeva, affiancato da Ezio Sella, niente meno che il settantacinquenne Barone Niels Liedholm, chiamato più come talismano che altro, in aprile, al capezzale per scongiurare il peggio.
Un pareggio sarebbe stato quindi accettato di buon grado per chiudere senza ulteriori danni quell'annus horribilis che stava finendo con 13 punti di ritardo dagli odiati cugini laziali, guidati da Dino Zoff al quarto posto in classifica generale.
Il pari per l'Udinese avrebbe addirittura garantito la matematica certezza della qualificazione alla coppa UEFA, essendo stati i ragazzi del giovane tecnico Alberto Zaccheroni l'autentica rivelazione dell'ultima parte del campionato, quando le avevano suonate un po' a tutti facendo il percorso inverso dei giallorossi.
Partiti infatti per salvarsi come da copione e aver navigato a lungo anche in acque pericolose, da aprile in poi, dopo un memorabile 3-0 inflitto alla capolista Juventus al "Delle Alpi" nientemeno che in 10 contro 11 dal secondo minuto di gioco, avevano infilato un imperioso filotto di successi fino ad issarsi, scalando posizioni su posizioni, al quinto posto a spese del Bologna.
L'appuntamento dell'Olimpico non poteva dunque essere sicuramente perso da chi come me ed il mio storico compagno di spalti Moreno, aveva versato più denari all'Udinese in abbonamenti che contributi all'INPS per la pensione in quasi 20 anni di "onorata" militanza allo Stadio Friuli, fin da quando nelle curve ci si sedeva sull'erba, prima che sui gelidi gradoni di calcestruzzo.
L'Udinese in Coppa UEFA, il sogno che neppure l'avvento del Messia Zico coadiuvato dagli apostoli Causio, Mauro, Edinho e Virdis, era stato capace di realizzare, adesso era pronto ad avverarsi, con un solo un punto da cogliere addirittura nella Città Eterna, la Città più bella del mondo.
No, non potevamo mancare, dopo che in quei 20 anni di militanza avevano ingoiato ogni genere di rospi: il campionato dei meno 9, i bassifondi della B con rischio C con il Santone Milutinovic in panchina, la partenza in serie B da meno 5 dopo una retrocessione all'ultima giornata, le decine di trasferte terminate con mesti rientri per sonore sconfitte un po' dappertutto, dopo aver visto vincere lo scudetto ai veronesi e le tante volte in cui le "grandi" partivano al Friuli non calciando dal centro del centrocampo ma direttamente dal dischetto del calcio di rigore.
Così "ad minchiam", solo per citarne le prime che ci venivano in mente.
E non importa se in Piazza Primo Maggio a Udine avevano preparato un megaschermo per seguire la partita in diretta con la probabile presenza di migliaia di persone tra le quali avremmo potuto confonderci e fare festa.
Noi dovevano prenderci quel punto sugli spalti dell'Olimpico, guadagnarci il privilegio di poter dire un giorno: "Noi c'eravamo, il giorno che per la prima volta l'Udinese andò in Europa, noi c'eravamo!"
Questa fu la decisione irrevocabile che prendemmo nella serata di domenica 25 maggio appena tornati dallo Stadio Friuli, dopo che nel pomeriggio i bianconeri davanti a quasi 40 mila tifosi avevano sbriciolato il pericolante Piacenza con un rotondo 4-0, nella penultima giornata e avevamo appreso dalla radio in auto che la domenica successiva, classifica alla mano, sarebbe bastato un punto per blindare la zona UEFA appena centrata.
Ma come fare? eravamo nel 1997... non esistevano booking o vivaticket, Ryanair sbarcò in Italia solo nel 1998, i biglietti dei mezzi li dovevi comperare in un'agenzia viaggi, in una stazione e quelli per le partite nelle rivendite autorizzate o alle casse dello stadio.
Il termine "on-line" era sconosciuto e al più si traduceva come: stai in coda!
Settimana di passione quindi, i pochi biglietti arrivati dalla capitale rispetto alla richiesta degli Udinese Club erano già stati polverizzati, così come i posti in pullman.
Corsa in agenzia viaggi: unici posti disponibili per Roma nel weekend: volo Alitalia A/R da Venezia per Fiumicino partenza alle 12,30 e ritorno alle 21,30 di domenica 1/6, quando il fischio d'inizio del sig. Pairetto (padre) di Nichelino era previsto alle ore 16,00.
Stretti stretti, ma possiamo farcela! E i biglietti della partita? Si parte senza... "Li prendiamo ai botteghini dell'Olimpico, certo non è previsto il tutto esaurito per una Roma in disarmo all'ultima di campionato. Finiamo in mezzo ai romanisti? e chi se ne frega... saranno dimessi pure loro!"
Detto fatto, alle ore 14,00 correvamo dal terminal degli arrivi nazionali dell'Aeroporto "Leonardo da Vinci" di Fiumicino verso la stazione del "trenino" per salire sul Leonardo Express, direzione stazione Termini. Prima corsa utile 14,40 ... arrivo a Termini previsto alle 15,10.
"Si prende un taxi e si vola allo stadio! Dovremmo avere anche il tempo per comprare i biglietti per la curva nord!"
Alle 15,20 eravamo in Piazza dei Cinquecento alla disperata ricerca di un Taxi, quando una voce ci raggiunge alle spalle.
"Seso furlans? Voleso vignì al stadio cun nò?"
Le sciarpe bianconere che avevamo al collo rendevano la domanda retorica, e dietro di noi un tipo dal finestrino di un taxi appena partito c'invitava a salire.
Non ci lasciamo perdere l'occasione e in fretta saliamo nel mezzo; dopo i convenevoli di rito e le presentazioni, scopriamo che i due passeggeri sono due dipendenti della sede di Udine della Telecom, a Roma per una convention e a cui l'azienda, sponsor della serie A, ha dato due biglietti di Tribuna Monte Mario per la partita.
Naturalmente, tifosissimi dell'Udinese, non hanno neppure loro voluto mancare all'appuntamento con la storia e per lo più dalla centralissima Monte Mario.
Le sorprese non sono finite, perché uno dei due, è anche arbitro con tessera che lo accredita in tribuna centrale in tutti gli stadi d'Italia e per cui, quando scopre che siamo senza biglietto ci regala quello ricevuto dalla Telecom. "Così basta che ne compriate uno solo di tribuna quando arrivate e entrate insieme in Monte Mario".
Divisa in quattro la spese del Taxi che ci scarica proprio davanti all'ingresso della tribuna VIP, ci diamo appuntamento per la fine della partita, concordando con il taxista l'orario del recupero.
"Annate tranquilli! Che quelli (i giallorossi) so' 'na banda de morti, pure co'a mummia de Liedholm! 'Tacci loro"
Ringraziato anche per il vaticinio favorevole l'onesto - almeno quanto a pronostico - taxista, alle 15,50 mi trovo alla cassa della Tribuna Monte Mario senza neanche una persona in coda e per la somma di 50.000 lire (odierni euro 43,15) catturo il tagliando e direttamente, senza zone pre-filtraggio, tornelli, steward e perquisizioni di sorta, io e Moreno, diviso il costo del biglietto, saliamo le scale della Tribuna centrale quando lo speaker sta annunciando le formazioni e dalla curva sud, tabernacolo del core giallorosso de Roma, si levano più fischi che applausi.
Tempo di sederci sui seggiolini posti a metà della tribuna e quasi in linea con il centrocampo, udire il fischio d'inizio, dare una rapida occhiata a destra e sinistra per scoprire che qualche metro più in là a sinistra c'è il futuro allenatore della Roma, tale Zdenek Zeman, con tanto di taccuino per gli appunti e solo poco più lontano qualche fila più sopra a destra c'è Lino Banfi che discute con un ignoto signore. Forse del 5-5-5 che applicherà l'allenatore boemo l'anno venturo?
In quell'uggioso pomeriggio romano, in cui il Sole splendeva nei nostri cuori di tifosi baciati dalla buona sorte, la partita fu una vera e propria formalità che andò ben oltre l'atteso pareggio: infatti nonostante i tentativi di impedirlo da parte di un mai domo giovanotto di belle speranze al secolo Francesco Totti, ci pensò il portiere di riserva Berti - sostituto per l'occasione del titolare Cervone - a renderla per i nostri colori una marcia trionfale, quando al 27' del primo tempo si fece espellere per fallo da ultimo uomo su di un lanciato Paolino Poggi.
Lo sostituì il giovanissimo Di Magno, per quella che fu la sua unica presenza in serie A di una carriera poi spesa in seguito tra serie C e Lega Pro, al quale toccò il destino di raccogliere ben tre palloni in fondo al sacco e di negare all'ex Cappioli la rete dell'ex per un ancora più rotondo 0-4 per l'Udinese.
Non esistevano gli smartphone e bisognava andarci piano con sms o telefonate, tutte ancora tariffate a prezzi al minuto ed invio non proprio a portata di tutte le tasche, ma ugualmente l'evento fu condiviso in tempo reale con amici e parenti e qualche immagine immortalata con una macchina fotografica che ci rese poi le foto solo qualche giorno dopo, quando la pellicola Kodak fu sviluppata dal fotografo di fiducia come si usava 27 anni fa.
I minuti subito dopo il fischio finale sono rimasti indelebili nella memoria a lungo termine: i non molti tifosi romanisti ancora all'interno dello stadio - in tanti se l'erano già svignata a metà della ripresa - che applaudivano i nostri mentre correvano e portavano in trionfo Zaccheroni verso lo spicchio della curva nord dove erano stipati 1.500 tifosi bianconeri festanti e nella storica curva sud invece altri bruciavano i loro vessilli giallorossi.
Io e Moreno, in tribuna con le nostre sciarpe bianconere al collo, venivamo congratulati dagli spettatori vicini quasi fossimo stati noi a vincere la partita, tanto che uno di loro impose lo scambio di sciarpa augurando per l'Udinese un cammino europeo con i fiocchi.
Con gli occhi lucidi, all'aeroporto di Fiumicino ci attese infine l'ultima sorpresa di quella strepitosa giornata: nell'area di attesa al gate del volo di ritorno scoprimmo che la squadra avrebbe viaggiato nel nostro stesso aereo e così passammo a festeggiare con loro il risultato, con la comitiva della Lazio guidata da Dino Zoff che, di ritorno da Torino dove aveva pareggiato contro la Juventus, si fermò per complimentarsi con i nostri.
Hai presente quei momenti che vorresti non finissero mai? Eccone uno.
Sbarcammo al Marco Polo di Venezia mescolati ai giocatori e fummo tutti accolti dai cori e dagli applausi di tanti tifosi bianconeri che erano arrivati a Tessera per testimoniare tutto il loro entusiasmo per il raggiungimento dello storico traguardo.
Fin da ragazzini avevamo sognato l'Udinese in Europa e, onestamente, dopo quasi 20 anni costellati da mille delusioni e di poche effimere gioie, non ci speravamo più e ci domandavamo spesso come sarebbe stato se il sogno fosse diventato realtà.
Fu bellissimo scoprirlo ancora più magico oltre ogni rosea aspettativa e impossibile chiudere occhio una volta rincasati ben oltre la mezzanotte.
Sempre per gli amanti delle statistiche il tabellino del match e i voti assegnati da Franco Melli sul Corriere dello Sport.
Roma, Stadio Olimpico
Domenica 1 giugno 1997, ore 16,00
XXXIV giornata del Campionato serie A 1996/97
ROMA - UDINESE 0-3
42' Poggi, 45' Bierhoff, 87' Bia
ROMA: Berti 5, Pivotto 5, Lanna 5, Petruzzi 5, Statuto 5 (dal 65' Del Vecchio s.v.) Tommasi 5, Thern 5, Di Biagio 5, Bernardini 5 (dal 28' Di Magno 5) Totti 5,5, Balbo 5.
Allenatore Ezio Sella - DT Niels Liedholm
UDINESE: Caniato 6,5, Bia 7 , Calori 6,5, Pierini 6, Helveg 6,5, Rossitti 6,5, Giannichedda 6, Sergio 6, Poggi 7 (dal 70' Cappioli s.v.), Bierhoff 7, Amoroso 6,5 (dal 82' Locatelli s.v.).
Allenatore Alberto Zaccheroni
Arbitro. Pierluigi Pairetto della sezione di Nichelino.
Spettatori: 51.262
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