mercoledì 16 agosto 2017

OSSERVAZIONI FENOMENOLOGICHE SULLE CASERME DISMESSE

  

Il fenomeno dovrebbe essere noto: è sufficiente spostarsi da un paese qualsiasi all'altro del Friuli, in modo particolare nella sua fascia più orientale, per imbattersi in complessi militari (caserme) in avanzato stato di "decomposizione". Di tutte le dimensioni e situate un  po' dovunque, qualcuna nel centro storico, qualcun'altra in periferia, altre ancora in aperta campagna; con una valutazione "spannometrica" un buon 90% di queste sono accomunate dallo stesso miserabile destino: l'abbandono.
Personalmente ho concluso che siamo una popolazione per lo più amante del paesaggio "gotico", un insieme di inguaribili romantici affascinati dalle visioni di ruderi decadenti che ci rimandano ad un lontano passato; se poi il bene è di proprietà pubblica, ne amiamo così tanto il disfacimento che, tramite i nostri legislatori liberamente eletti e l'apparato amministrativo al "nostro servizio", capaci di interpretare alla perfezione questo comune sentire, ne tuteliamo così bene lo stato di abbandono con un sistema di norme e orpelli burocratici che ne rendono di fatto quasi impossibile la riconversione ad altri usi in tempo utile.
Sappiamo che quelle caserme avevano una funzione vitale per il nostro paese dal 1945 al 1991; poi il mondo è cambiato con una velocità impressionante e non seriva più tenere in Friuli i 2/3 dell'Esercito di Leva, poi le dogane e la polizia di frontiera. Cosa si è fatto? E' stata abolita la leva, è stato ridotto il personale doganale e di polizia, si sono svuotati centinaia di immobili, si è chiusa la porta alle spalle e si è persa in qualche caso anche la chiave. Poteva andare diversamente? Forse no, visto che è andata come è andata.
O forse si, se passiamo il confine con la Slovenia e vediamo cosa hanno fatto i nostri "vecchi nemici" che pure loro, quando erano comandati da Belgrado e non da Lubiana, avevano schierato un bel po' di soldati e realizzato parecchie opere difensive.
Se avete caro il problema, vi invito a fare un giro anche distratto nelle amene località della valle dell'Isonzo o in tutta la fascia vicino al confine, in modo che lo possiate vedere con i vostri occhi che i nostri vicini sono molto meno affascinati dal gotico e sono assai meno romantici di noi e vi sfido a fare un inventaario di quanti spazi ex militari giacciono allo stato di rovina archeologica.
Non ne troverete molti, vi voglio semplificare il lavoro. In compenso vedrete come un complesso militare di grandi dimensioni come l'ex caserma degli alpini di Tolmino è divenuto un quartiere pulsante del paese con supermercati, concessionarie, bar e spazi per il tempo libero a favore dei residenti e dei turisti che praticano gli sport estremi, oppure come il grande acquartieramento di San Pietro del Carso (Pivka) anch'esso costruito con fondi del Regno d'Italia tra le due guerre mondiali per far sede alle guardie di frontiera e poi caserma del IV corpo corazzato dell'Armata Popolare Jugoslava è diventato un po' alla volta, con fondi comunitari, un attrezzato e visitato museo di storia militare. Non parliamo delle piccole postazioni di confine, ora ristoranti, casinò o campeggi.   
Mi si dirà che dipende dal fatto che la Slovenia è più piccola, che hanno avuto i fondi comunitari, che hanno norme più semplici e che fisicamente Lubiana è più vicina a Kobarid di quanto lo sia lontana Stupizza da Roma.
Sarà quel che sarà, cantava un tempo Tiziana Rivale vincendo a Sanremo nel 1983.
La Yugoslavia e l'Urss non esitono più dal 1991.
Osservando come uno stesso fenomeno che riguardava due popoli ha avuto esiti diametralmente opposti, personalmente concludo che "noi", rispetto ai nostri amici e vicini sloveni, lo ripeto alla noia, siamo più romantici e appassionati all'archeologia. A parte quella minoranza di "pazzi" visionari che combatte durissime e disperate battaglie contro la burocrazia cercando in tutte le maniere d'inventarsi modi di recuperare e ridare dignità a spazi che sono stati, se non altro, il teatro della gioventù di gran parte della popolazione italiana di sesso maschile ancora vivente.
 

2 commenti:

  1. Salve, come ho letto su una pagina di FB, strano che nessun friulano, parli dei tempi d'oro, di quando anche nell'ultimo paesino sperduto, c'era una caserma che portava molti soldi e incrementava il benessere locale. Tanti hanno guadagnato tamtissimo sulla leva obbligatoria. Locali pubblici e negozi vari, quando hanno chiuso le caserme se ne sono accorti subito, e piangono ancora i bei tempi delle caserme, ma stranamente non lo dice mai nessun friulano

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    1. Buongiorno, lei sicuramente dice il vero per quanto riguarda il grande beneficio economico che la mia regione, il Friuli - Venezia Giulia ha avuto durante il periodo in cui i 2/3 della leva obbligatoria erano dislocati in queste terre. A questo beneficio economico però si è pagato un prezzo altrettanto alto in termini di servitù militari, senza parlare delle conseguenze sulla vita sociale di tanti centri grandi e piccoli, che all'ora della libera uscita erano invasi dai militari di leva che, se da un lato riempivano le casse di bar, ristoranti e negozi, dall'altro svuotavano le piazze di residenti. Vero anche la fine della leva ha determinato la necessità per l'economia di riconvertirsi e non è stato facile, ma finalmente quegli stessi locali e quei negozi si sono riempiti di via via di turisti e non più di militari di leva, cosa che altrimenti sarebbe stata impossibile in quegl'anni.
      Come forse potrà verificare la vicenda, sortto la superficie, è molto più complessa di quello che sembra e tenga conto che il Friuli Venezia Giulia è stato terra di battaglia, lacerazioni e devastazioni di ben due guerre mondiali non certo dichiarate dai friulani.
      Detto da una persona di 54 anni che ha prestato il servizio militare dentro e fuori la sua regione e nutre grande rispetto e gratitudine per tutti coloro che a vario titolo nel tempo hanno prestato il servizio di leva e considera ancor oggi un grande errore quello di aver abolito la leva obbligatoria.

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