venerdì 8 giugno 2018

FINE DI UN'EPOCA, COCCI SPARSI E PIATTI ANCORA DA LAVARE.

Se per chi viveva al sud l'8 settembre significò un'imminente fine della guerra, per chi viveva al nord fu l'inizio di una terribile occupazione straniera segnata da deportazioni, rappresaglie e stragi. Per certuni fu l'inizio della lotta per la liberazione dallo straniero ed il riscatto del Paese, per altri ancora l'inizio di una battaglia per l'affermazione di un nuovo modello sociale e non solo una battaglia patriottica. Per qualcuno ancora rappresentò il momento di vendicare il tradimento del Re, seguendo il destino di Mussolini a fianco dell'esercito tedesco. La maggioranza si adattò a sopravvivere, giorno per giorno, in base alle diverse vicissitudini che la sorte le riservò ed in base al diverso luogo in cui si trovava in quella drammatica giornata. La vicenda certamente più tragica la vissero gli italiani di Trieste, della Venezia Giulia e dell'Istria: per loro la guerra non finì neppure il 25 aprile 1945 e per 300.000 di essi significò persino la perdita della propria terra, l'abbandono per sempre della propria casa e persino la negazione e l'oblio della propria triste storia. Per loro, il regime fascista, aveva lasciato un'ulteriore debito da scontare: fronteggiare l'odio etnico ed ideologico germogliato ed esploso dopo vent'anni di forzata e dura nazionalizzazione, compiuta nei confronti di uomini e donne  di altri popoli - sloveni e croati - che vivevano in gran numero all'interno dei confini nazionali del tempo. 

Il 25 aprile 1945, mentre gli alleati avevano sfondato finalmente la linea Gotica irrompendo nella pianura padana e con i Tedeschi ormai in rotta, il Comitato di Liberazione Nazionale diede l'ordine d'insurrezione generale per tutte le formazioni partigiane del nord Italia. La resa senza condizioni dell'esercito tedesco in Italia viene firmata il 29 aprile nel comando Alleato di Caserta; Mussolini, catturato mentre cerca la fuga in Svizzera vestito da caporale tedesco, è già stato fucilato dai partigiani il 27 aprile ed esposto al pubblico scempio il 29 aprile in Piazzale Loreto a Milano, appeso a testa in giù dal traliccio di un distributore di benzina, assieme all'amante ed alcuni gerarchi. Hitler si suiciderà nel bunker della cancelleria di Berlino il 30 aprile, mentre le truppe sovietiche sono ormai giunte a pochi isolati di distanza. La guerra in Europa finisce ufficialmente il 7 maggio 1945, quando nella vecchia scuola elementare di Reims, rappresentanti di quello che era il Reich tedesco, firmano la capitolazione. Ovunque si continuerà a morire ancora per diverse settimane, troppi sono i conti i sospeso, che molti vogliono regolare senza i tempi e le garanzie della giustizia ordinaria; per gli sconfitti si aprirà la stagione che molti secoli prima, il condottiero dei Galli Brenno, aveva riassunto nel celeberrimo "Vae Victis!"… guai ai vinti!

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto-  dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero,
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo nei campi"

da "Uomo del mio tempo" di Salvatore Quasimodo

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