martedì 14 marzo 2023

UN DERBY AMMUFFITO

"Per i tifosi di pallone il calcio è più di uno sport, lo vivono in maniera più intensa, sembra più una religione", disse un giorno Kobe Bryant. Chissà cosa avrebbe pensato il povero Kobe se il ragionamento l’avesse portato a chiosare su come i tifosi del calcio vivono i derby: probabilmente, a ragione, si sarebbe spinto alla ricerca di termini come “fanatismo rafforzato” o sinonimi di “follia senza controllo”. A questi concetti non sfuggono neppure i sostenitori di Udinese e Triestina che, tutto sommato considerati tra i più miti della penisola, perdono tutto il contegno e raggiungono vette di follia assolutamente in grado di competere con le tifoserie più torride d’Italia quando va di scena il derby tra Udine e Trieste. A ben vedere la valutazione necessiterebbe di una revisione sul campo, perché a livello di competizioni ufficiali la sfida tra bianconeri e rosso-alabardati manca dall’estate del 1991, quando il 24 agosto allo stadio Grezar di Trieste le due formazioni conclusero sull’ 1-1 la gara di ritorno del primo turno della Coppa Italia 1991/92 con i gol di Nappi al 66′ per i friulani e di Romano su rigore al 90′ per la Triestina; per la storia, il turno fu superato dall’Udinese in virtù del 3-1 ottenuto tre giorni prima allo stadio Friuli grazie alle reti di Balbo su rigore al 45’+1′ e di Mandorlini (49′) e Dell’Anno (52′) nella ripresa, dopo l’iniziale vantaggio triestino siglato da Romano al 45′. L’ultima sfida in campionato risale invece al 2 giugno 1991 per la penultima giornata della serie B 1990/91, quando al Friuli Udinese e Triestina impattarono sull’1-1 dopo i gol di Mattei per i bianconeri nel primo tempo ed il pareggio del capitano triestino Cerone a 5 minuti dalla fine. Un pareggio inutile per entrambe le compagini, con i friulani estromessi dalla lotta per la promozione in serie A e i “cugini” retrocessi addirittura in serie C. Se poi dobbiamo riferirci alle sfide nella massima serie, la macchina del tempo deve caricarsi un bel po’, prima di ritornare all’ultimo incontro disputato nientemeno che allo stadio Moretti di Udine il 15 marzo 1959 e terminato ancora senza vinti e vincitori con un modesto 0-0; anche in questa occasione il torneo finì male per i rosso-alabardati, retrocessi in serie B e mai più ritornati in serie A. Sono trascorsi quindi ben più di 30 anni senza il derby regionale, ma siamo sicuri che il giorno in cui si dovesse mai ripresentare l’occasione, la rivalità sarebbe ancora “degna di nota”, perché il desiderio di infliggere una batosta al tifoso avversario non si basa su ragioni sportive significative e consolidate, ormai risalenti a mezzo secolo fa, ma affonda le sue ragioni nella diversa storia del Friuli e della città giuliana e nelle differenze socio-culturali che tutt’oggi esistono, nonostante alcuni decenni di globalizzazione e di mutamento violento della carta geo-politica dell’Europa. La rivalità si è esasperata nel secondo dopoguerra, quando la capitale della neonata Regione Friuli-Venezia Giulia (creata rigorosamente con il trattino, tolto solo con Legge Regionale proposta dell’amministrazione Illy dopo il 2003) fu istituita a Trieste, rientrata a pieno titolo per il diritto internazionale sotto la sovranità italiana solo con il trattato di Osimo del 1975. Genti troppo diverse i friulani e i triestini per “andare d’accordo”: forgiati nei secoli da dominazioni straniere, stanziali, indissolubilmente legati alla terra che richiede duri sacrifici per dare frutti i primi mentre i secondi gente di mare dalle spiccate attitudini mercantili e abituata a vivere tra mille etnie i secondi, che conobbe ricchezze e fasti sconosciuti tutt'oggi nel territorio friulano, durante il lungo periodo in cui Trieste era il porto di un Impero, quello di Francesco Giuseppe. Per cui lo stereotipo del triestino fancazzista, inaffidabile, solo dedito al divertimento a spese altrui è ancora ben radicato nel pensiero friulano, al di là del politicamente corretto, così come la visione del Friuli popolato da contadini tendenzialmente ignoranti, dediti solo alla cura del proprio orticello, di scarsi orizzonti culturali e incapaci di riconoscere ciò che di meglio possa offrire la vita è idea altrettanto viva nello spirito dalle parti di Barcola, in Piazza Unità e sulle Rive. Lo strapotere calcistico udinese iniziato negli anni ’80 del secolo scorso grazie all’arrivo nella proprietà della società calcistica della Zanussi prima e della famiglia Pozzo poi, a cui hanno fatto da contro altare diversi fallimenti societari e il navigare a stento tra la serie D (diverse volte) la C (quasi sempre) e la B (di rado) sulle sponde dell’Adriatico, ha di fatto reso il calcio un terreno su cui non aveva più senso sfogare la “pancia” della reciproca antipatia che invece ha trovato un po’ di terreno più fertile nel basket, dove invece i giuliani si sono fatti preferire quanto a prestigio e risultati rispetto ai rivali friulani.

Nessun commento:

Posta un commento

Post in evidenza

NOTTI MAGICHE ANTE LITTERAM

25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...