venerdì 9 agosto 2024

LEVA SI O LEVA NO?

La questione è un terreno assai scivoloso, ne sono consapevole e pure molto divisiva: il fronte del si è assai folto e agguerrito, come pure quello del no ed entrambe gli schieramenti non riescono a trovare una posizione di compromesso.

In questi ultimi decenni lo stato delle finanze pubbliche ha sempre reso la vexata quaestio un passatempo estivo, visto che sono mancate - e mancano tutt'ora - le risorse, solo per ipotizzare un timido accoglimento delle ragioni del si.

Il mutato contesto geo-politico europeo e mondiale innescatosi nel febbraio 2022 con la sedicente "operazione militare speciale" - (rectius: invasione militare) della Federazione Russa ai danni dell'Ucraina ed il conseguente riemergere di tensioni e minacce per la sicurezza dell'Unione Europea che sembravano solo un antico ricordo, ha riportato con insistenza in primo piano il tema se è davvero anacronistico ripensare al ripristino del servizio militare obbligatorio - la famigerata leva.

Quest'obbligo costituzionale del cittadino, giova ricordare, è stato solo sospeso a partire dal 1 gennaio 2005 con la Legge n. 226 del 23 agosto 2004, da leggersi tenendo a mente l'art. 52 della Costituzione: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica."

Da un punto di vista giuridico la leva obbligatoria non è stata mai abolita - non lo si poteva fare senza prima modificare l'art. 52 della Costituzione - ma appunto è solo sospesa, per cui il Parlamento della Repubblica ha piena facoltà di decidere sull'opportunità di un suo ripristino - o meglio - termine della sua sospensione.

Ed è sempre il Parlamento che ha piena facoltà di riattivare l'obbligo del servizio militare obbligatorio innovandolo senza alcun vincolo, rispetto ai tempi e ai modi con cui ciò avveniva fino al 31.12.2004.

Personalmente ritengo che l'idea di riattivare la Leva così com'era non sia più realizzabile, prima ancora che essere anacronistica, così come fu a suo tempo un grave errore la  sospensione tout court nel 2004.

Non solo per le importanti e introvabili risorse finanziarie che questo necessiterebbe senza stravolgere il già traballante bilancio pubblico sottraendo fondi a settori come l'istruzione, la cultura, la sanità, la giustizia, già risicati rispetto alle esigenze, oppure aumentando l'imposizione fiscale (che Dio ci aiuti!).

L'attuale bilancio non è in grado neppure di finanziare adeguatamente le forze dell'ordine, che si dibattono da anni tra croniche mancanze di uomini in organico e di mezzi a disposizione e sempre più compresse nel disbrigo di formalità burocratiche invece che di azioni sul territorio.

Il nocciolo della questione è un altro: voi riuscite, con onestà intellettuale, ad immaginare oggi come i giovani coscritti e anche - o soprattutto - i loro genitori "vivrebbero" i rituali, i sacrifici, le limitazioni alla libertà personale che comportava e imponeva la vita militare durante il sevizio di leva in vigore sino al 2004?

Padri - e soprattutto madri - ogni fine settimana a contattare il l'URP della Caserma per domandare incontri con il Comandante per chiedere ragione del perché il proprio pargolo non ha fruito di una licenza, oppure perché è stato punito, oppure per produrre certificazioni mediche e/o psicologiche attestanti l'inidoneità al disbrigo di qualche incarico sgradito.

Minacciando "Chiamo il mio avvocato e faccio ricorso - oppure vi denuncio!" se le richieste non vengono accolte.

Basta pensare a ciò che avviene nel mondo della scuola e ci si rende conto immediatamente che il servizio di leva obbligatorio non è più attuabile.

Ve la immaginate la "chat delle mamme del terzo scaglione"?

Il "comune sentire" della società italiana del 2024 è molto diverso da quello della fine del novecento, la maggioranza oggi è focalizzata quasi esclusivamente sull'esercizio e sulla tutela dei diritti del singolo, fa estremamente fatica a riconoscere che tali diritti andrebbero considerati in una cornice di doveri altrettanto importanti nei confronti della comunità di appartenenza.

Ho sempre pensato che sospendere l'obbligo di "dare un anno alla Patria lontano da casa" sia stato un invece grave errore perché ha privato la nostra gioventù della possibilità di vivere un'esperienza formativa importante per sé stessa e per la coesione sociale.

Qualcuno mi dice che anche oggi i giovani vanno lontano da casa perché fanno gli Erasmus e studiano in Università fuori sede o addirittura all'estero, maturando una coscienza civile e una capacità di cavarsela da soli migliore di quella che potevano ricevere in un ambiente sostanzialmente vessatorio e sessista come quello della Caserma.  

C'è sicuramente del vero anche in questo, dimenticandosi però di un aspetto estremamente importante e a mio avviso decisivo: coloro che possono permettersi di "Fare un Erasmus" o frequentare Università fuori sede sono ancora una ristretta minoranza rispetto all'universo giovanile e che comunque si tratta di qualcosa che fanno "a loro esclusivo beneficio" mentre la leva obbligatoria, pur fra tutte le sue ingiustizie e disfunzionalità, questa possibilità la dava a tutti e in un'ottica di farlo nell'interesse superiore della collettività, sia che la si voglia chiamare Patria, Stato, Paese, Nazione o Comunità... 

C'erano i "raccomandati", come ci sono e ci saranno sempre in tutte le italiche istituzioni pubbliche e private, i figli delle varie caste sociali, delle "élite" che riuscivano ad ottenere destinazioni ed incarichi di favore, ma nelle camerate i doveri e le ristrettezze erano davvero uguali quasi per tutti, senza distinzioni, dal laureando in giurisprudenza al disoccupato che non aveva terminato gli studi, fosse nato all'ombra del Duomo di Milano o di qualche sperduto paesino dell'Aspromonte. 

La leva militare andava sicuramente riformata in profondità per tempi e modi, come appunto prevede e consente saggiamente la tanto selettivamente invocata Costituzione Repubblicana, ma non sospesa tout court.

Certi suoi rituali e dinamiche interne erano del tutto inaccettabili ed erano mutate drasticamente le funzioni delle forze armate che dovevano adeguarsi al mutato contesto geo-politico mondiale post caduta del Muro di Berlino.

Ho sempre pensato però, che la leva obbligatoria potesse essere trasformata in una sorta di servizio permanente di Protezione Civile obbligatorio, invece che affidare questa importante funzione ad una struttura che si fonda su squadre di volontari.

Forse così si sarebbe salvato, almeno in parte, anche un patrimonio immobiliare pubblico andato in sfacelo - a mente delle decine e decine si siti ed installazioni militari che la burocrazia italica e la scarsità di iniziative ed idee hanno trasformato nel triste fenomeno delle caserme dismesse.

Insomma, continuo a pensare che insieme all'acqua sporca, il 23 agosto 2004, si decise di buttar via anche il bambino.

 E quindi? Oggi Leva si o Leva no?

La mia risposta è NO a malincuore, perché proprio non ci sono più le condizioni: il danno fatto è irreversibile ed è bene prenderne atto una volta per tutte.

L'unico scenario in cui è pensabile venga ripristinata, comunque con dubbia utilità sul piano strettamente militare, sarebbe quello creato dalla necessità di difendere il territorio nazionale od europeo dalla concreta minaccia di un attacco di terra da parte di eserciti extraeuropei.

Scenario che proprio nessuno si augura. O no? 





 


 

Nessun commento:

Posta un commento

Post in evidenza

NOTTI MAGICHE ANTE LITTERAM

25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...