martedì 25 febbraio 2025

VINO, VENTO E RESPIRI DEL CARSO

 

Il dottor Lorenzo Ricci avanzava con la sua Moto Guzzi V85 TT lungo una strada secondaria, il motore che ruggiva piano tra le curve dolci del Carso sloveno. L’autunno dipingeva il paesaggio con pennellate rosse e dorate, mentre l’aria portava con sé l’odore di terra umida e legna bruciata.

Era partito da Trieste con l’intenzione di raggiungere Gorizia, ma una deviazione presa d’istinto – o forse per distrazione – lo aveva allontanato dal percorso previsto. Poco male. Da quando era arrivato in questa terra aspra e silenziosa, aveva capito che perdersi non era necessariamente un errore.

Dopo chilometri di solitudine, raggiunse Križ, un piccolo villaggio di case in pietra immerso nella campagna. Qui il tempo sembrava scorrere più lentamente. L’unico segno di vita era una vecchia osteria con l’insegna sbiadita. Spense la moto e decise di entrare.

L’interno era caldo, illuminato da una luce soffusa. Il profumo di vino e carne arrosto lo avvolse subito. Dietro al bancone c’era un uomo anziano, la pelle segnata dagli anni, i capelli bianchi come la pietra carsica. Indossava un grembiule scuro e lo osservò con curiosità.

— Buongiorno, c’è qualcosa da bere? — chiese Lorenzo, sfilandosi i guanti.

L’oste sorrise appena. — Se non hai fretta, ti verso un bicchiere di teran. È vino del Carso, forte come la nostra terra. — La sua voce aveva un accento marcato, ma il suo italiano era sorprendentemente buono.

Lorenzo annuì e si sedette a un tavolo vicino alla finestra. Il vecchio riempì un bicchiere di liquido rosso scuro e glielo porse.

— Sei italiano?

— Sì, di Roma. Medico. Sono in vacanza e… mi sono perso.

L’oste annuì lentamente. — Qui capita spesso. Le strade del Carso sono come la vita: pensi di sapere dove stai andando, poi all’improvviso ti trovi da un’altra parte.

Lorenzo sorrise. — E lei? Vive qui da sempre?

— Io? Sono nato qui, quando questa era ancora Jugoslavia. Prima era Italia, prima ancora Impero Austroungarico. Ho parlato sloveno con mio padre, italiano con mia madre e tedesco con mia nonna. Ogni pietra di questo posto ha sentito lingue diverse, ha visto guerre, ha visto confini cambiare. Ma il Carso… lui non cambia. Lui resta. — Si appoggiò al bancone, guardando fuori dalla finestra. — Vedi quei muretti a secco? Sono lì da prima di mio nonno. Gli uomini passano, la terra resta.

Lorenzo bevve un sorso di teran. Era aspro e denso, con un retrogusto ferroso. Un vino che raccontava la sua terra.

— Dev’essere stato difficile vivere qui con tutti questi cambiamenti.

Il vecchio fece una risata breve. — Difficile? Forse. Ma noi carsici siamo abituati. Qui la terra è dura, le radici devono lottare per trovare spazio tra le pietre. Ma proprio per questo, quando crescono, sono più forti.

Quelle parole gli rimasero in mente mentre riprendeva la strada. Da medico, Lorenzo vedeva ogni giorno la fragilità umana, il tempo che consumava i corpi, le vite che si spegnevano. Eppure, il Carso gli stava insegnando un’altra prospettiva: la resistenza.

Dopo un tratto di strada tortuosa, giunse a Štanjel, il borgo arroccato sulla collina, con le sue case di pietra e i vicoli che sembravano stringersi sempre di più mano a mano che si saliva. Fermò la moto accanto a un muretto e si guardò intorno. Il paese era immerso in un silenzio irreale, quasi sospeso nel tempo.

Vide una giovane donna camminare con passo svelto lungo il vicolo principale. Aveva i capelli raccolti in una coda biondo scuro e indossava un lungo cappotto beige. Forse avrebbe potuto aiutarlo a ritrovare la strada giusta.

Si avvicinò con un sorriso educato. — Mi scusi, buongiorno. Sto cercando la strada per Gorizia, credo di essermi un po’ perso…

La donna si fermò e lo guardò con un’espressione neutra, quasi diffidente. — Sorry, I don't speak Italian. Only English.

Lorenzo annuì, passando automaticamente all’inglese. — No problem. Could you help me? I was heading to Gorizia but I took a wrong turn. Which way should I go?

Lei sospirò appena, poi accennò con la testa verso una strada che scendeva dal borgo. — You need to go back down, then take the second road to the right. Follow the signs for Nova Gorica.

La sua voce era cortese, ma fredda. Nessun sorriso, nessuna curiosità nei suoi occhi chiari. Diversa, molto diversa dal vecchio oste di Križ, che lo aveva accolto come se fosse un ospite atteso da tempo.

— Thank you. — disse Lorenzo, notando che lei già si stava voltando per andarsene.

— You're welcome. — rispose lei in modo meccanico, riprendendo il suo cammino senza voltarsi.

Lorenzo la osservò per un istante mentre si allontanava lungo il vicolo in pietra. Non c’era stata ostilità, ma nemmeno il minimo desiderio di scambiare due parole in più. Era solo indifferenza, o forse qualcos’altro?

Risalendo sulla moto, pensò alla differenza tra le generazioni. Il vecchio oste di Križ aveva vissuto un’epoca in cui le lingue e le identità si sovrapponevano, costringendo le persone a conoscersi, a trovare modi per comunicare. I giovani, invece, crescevano in un mondo diverso, più veloce, più definito, forse anche più chiuso. Per lei, lui era solo un turista di passaggio, uno sconosciuto di cui non valeva la pena ricordarsi.

Accese il motore e riprese la strada, lasciandosi Štanjel alle spalle. Davanti a lui, in cima a una collina, già si stagliava il profilo imponente del castello di Rihemberk, come un’ultima sentinella a vegliare su quella terra di confine.

Spense la moto e rimase a contemplare l’alta torre centrale che si staglia imponente contro il cielo viola del tramonto. Il vento soffiava tra le pietre antiche, portando con sé il sussurro del tempo.

"Noi passiamo, ma la terra resta."

Rimontò in sella e si rimise in viaggio. 

martedì 18 febbraio 2025

UN BRINDISI AL SOLE NERO E AL FUTURO DELL'EUROPA

 

I cultori della serie televisiva SPACE: 1999 sono concordi praticamente all'unanimità nel considerare il migliore di tutta la serie l'episodio "The Black Sun" - Sole Nero, andato in onda in Italia quale terzo episodio della prima prima stagione su Rai 2, in seconda serata, il 14 febbraio 1976. 

Prossimi oramai i 50 anni dalla sua uscita è doveroso, per i tanti che non conoscono la serie, fornire in premessa la trama della saga nel suo complesso e un breve riassunto della puntata in particolare.

Dunque, a seguito di un'esplosione generata da un campo magnetico fuori controllo creatosi per l'eccessivo accumulo nel tempo di scorie nucleari provenienti dalla Terra e stoccate nella faccia oscura della Luna, il nostro satellite viene espulso dall'orbita terrestre e si trova a vagare nello spazio infinito trasformando gli abitanti della base lunare Alpha dei veri e propri naufraghi del cosmo.

Il leitmotiv è la ricerca di una nuova casa che li possa liberare dall'esistenza claustrofobica all'interno della base, ricerca sempre frustrata nei diversi incontri con pianeti e/o civiltà aliene che, dopo un promettente avvio, sfociano sempre nella presa d'atto dell'incompatibilità esistenziale.

"Nel terzo episodio, The Black Sun, la Luna viene attratta da un Buco Nero. Gli Alphani tentano di salvarsi creando un campo di forza antigravitazionale, ma le speranze si affievoliscono rapidamente: il computer cessa di funzionare e le risorse energetiche si esauriscono. A quel punto, non resta che aspettare il destino. Mentre il buco nero si avvicina, il comandante Koenig e il suo consigliere scientifico e amico Victor, ormai consapevoli che nulla possono fare per sovvertire il corso degli eventi, brindano con un brandy stravecchio: il  primo 'A tutto ciò che poteva essere' mentre il secondo 'A tutto ciò che è stato' "

Ecco, il sentire personale in quest'ultimo pezzo d'inverno 2025 nell'Europa Occidentale è assai simile a quello del comandante Koenig e del suo fido Victor con quel bicchiere di brandy in mano. 

Le forze geo-politiche in azione sembrano davvero aver confezionato la tempesta perfetta per farci finire come il classico vaso di coccio tra i giganti di ferro: mentre la burocrazia UE è ancora tutta impegnata a stabilire regole su quanto latte deve contenere una mozzarella per definirsi tale, USA, Russia e Cina si preparano a dividere il pianeta in reciproche sfere d'influenza dove troveranno applicazione le loro regole. Con le buone o con le cattive. 

Nell'episodio di Spazio 1999 quando la Luna raggiunge l'orizzonte degli eventi del sole nero, John e Victor hanno una visione surreale, in cui si vedono precocemente invecchiati e odono, grazie all'estrema dilatazione temporale prodotta dalla gravità del sole nero, una misteriosa voce che rivela loro la possibile natura vivente dell'universo nella sua globalità, apparentemente confermando l'ipotesi avanzata da Victor che le leggi del cosmo avessero vegliato fin dall'inizio sugli abitanti della base Alpha. Quando si risvegliano scoprono di aver oltrepassato il sole nero senza danni e possono continuare il loro viaggio nello spazio infinito come se nulla fosse accaduto.

Temo che per noi naufraghi dell'UE le Leggi del Cosmo abbiano in servo qualcosa di diverso, soprattutto se di età tale da non conoscere nulla della serie Spazio 1999: per noi che invece abbiamo avuto la ventura di amarla, in ogni caso non ci resta che attendere ancora un po',  decidendo nel frattempo se brindare "A tutto ciò che è stato" oppure a "Tutto ciò che poteva essere".



 

sabato 15 febbraio 2025

IL CUORE NON BASTA: RIMINI S'IMPONE 73-80 IN VIA PERUSINI

 

Una sfida affascinante sotto molto punti di vista attendeva stasera i quasi tremila che hanno gremito il palazzo di via Perusini: anteprima della semifinale di Coppa Italia, motivi  di classifica, rivalità familiari, tradizioni da confermare o da sfatare erano solo alcuni degli ingredienti che rendevano alla vigilia l’incrocio tra Cividale e Rimini un match da non perdere questo anticipo della ventisettesima gara della stagione regolare del campionato di A2.

La capolista Rimini, a ranghi ridotti per l’assenza di Robinson e con diversi uomini chiave in lenta ripresa dopo infortuni non banali, arrivava in riva al Natisone con l’intento di sfatare la tradizione che la vede sempre perdente contro i gialloblù nei 5 precedenti e con il dente ancora avvelenato per la tripla di Lucio Redivo che all’andata al pala Flaminio allo scadere aveva condannato i romagnoli all’unica sconfitta nei primi due mesi di campionato.

Come se non bastasse, agli ospiti la vittoria serviva come il pane per mantenere il primato della classifica dopo aver riacciuffato Udine la scorsa domenica e al loro coach, Sandro Dell’Agnello, per evitare la terza sconfitta consecutiva contro il figlio Giacomo, dopo i due precedenti ko patiti sul filo della sirena tra le mura amiche.

I due punti erano necessari peraltro anche per Cividale che, dopo i due stop esterni di Pesaro e Cantù, aveva bisogno di puntellare la sua classifica nella lotta per le posizioni che danno accesso ai play-off e che vede coinvolte nello spazio di pochi punti molte squadre agguerrite e in un buon momento di forma come Rieti, Fortitudo, Milano, Avellino, Forlì, Pesaro e Verona.

In particolare tra i gialloblù era necessario superare in fretta la delusione per la vittoria sfuggita di mano allo scadere a Cantù dopo una gara tutto cuore, magari anche grazie alla maggior partecipazione nelle rotazioni di Miani e del nuovo arrivato Michael Anumba, chiamato anche a confrontarsi in un’altra sfida tutta familiare con il fratello Simon in maglia riminese.

Rimini sfata il tabù Cividale e la condanna alla terza sconfitta consecutiva e alla terza stagionale fra le mura amiche, giocondo meglio la seconda parte del match guidata da un super Marini, dopo aver a lungo subito la supremazia dei padroni di casa nella prima frazione e gestito in modo glaciale l’ultimo minuto (parziale di 8-0) dopo il prepotente rientro in partita della Gesteco nell’ultima frazione.

Si parte con Rota, Lamb, Marangon, Miani e Dell’Agnello per la Gesteco e Grande, Camara, Marini, Anumba e Johnson per Rimini con una bella partenza dei padroni di casa che muovono bene la palla in attacco e difendendo con intensità si portano sul 7-3, sbagliando alcuni tiri aperti per allungare prima con Rota e poi con Lamb; non sbaglia invece Marangon, che  infila in transizione la tripla del 12-6 a 4’22”, subito imitato da Lamb per il 15-6 che induce coach Dell’Agnello a chiamare minuto a 4’05” per riorganizzare i suoi che stanno soffrendo non poco la difesa dei ducali. Con due triple consecutive di Bedetti e Tomassini Rimini però si scuote e incalza sul 17-12 i gialloblù che ora hanno in campo Redivo e Anumba; i ragazzi di Pillastrini però serrano ancora i ranghi e, nonostante alcune imprecisioni in tiri aperti, chiudono avanti 19-12 la prima frazione.

Si riparte con Cividale che va avanti sul + 9 (24-15) dopo una tripla di Rota ben servito da Redivo e il match entra poi in una fase caratterizzata da grande impegno delle rispettive difese che riescono a limitare i rispettivi attacchi e il punteggio è sul 28-21 a metà periodo quando Pillastrini richiama i suoi in panchina per un minuto di sospensione. Cividale, sfruttando anche il bonus già raggiunto dagli ospiti, si mantiene  costantemente avanti nel punteggio grazie ad un ottima circolazione della palla, sbagliando anche il possesso del + 12 e chiude invece avanti all’intervallo lungo solo di 3 (40-37), perché nell’ultimo minuto concede troppi rimbalzi in attacco e giochi da tre punti a Camara e poi subiscono una tripla di Tomassini sulla sirena.

Al ritorno in campo Marini riporta in pari la contesa dall’arco e poi Simon Anumba dà il primo vantaggio a Rimini con Redivo commette il terzo fallo e Marini dalla lunetta allunga sul 40-44; l’impatto degli ospiti nel periodo è decisamente diverso con un Marini “on fire” e il coach ducale deve chiamare minuto a 6’21” sul 44-49 e palla in mano ai romagnoli.

L’inerzia del match è cambiata perché i gialloblù hanno perso la fluidità iniziale e faticano a trovare buone conclusioni e perso intensità in difesa, mentre Rimini viaggia spedita sul + 10 (48-50 a 2’55”) avendo inflitto un parziale di 8-18 guidata da Johnson e Marini.

Il tabellone alla penultima sirena segna 55-63, con Johnson che ricaccia allo scadere a – 8  il tentativo di rimonta gialloblù mettendo a segno il suo punto numero 16 da centro area.

Pronti via e un parziale di 5-0 in 20 secondi, con Redivo che apparecchia una schiacciata a Ferrari, scatena il pubblico di casa e induce coach Dell’Agnello a chiamare subito minuto; Rimini non si scompone e a 6’25” con una tripla di Tomassini torna sul + 9 (61-70) a 6’25”; il cuore di Cividale però è davvero grande e con le unghie e con i denti rimane in partita e a 2’50” si riporta sul – 3 (66-70) con Rota che prima  letteralmente recupera dalla “spazzatura” 2 punti sotto il canestro ospite e poi infila una tripla pesantissima.

A 2’33 Dell’Agnello segna il 71-72 e apre il solito finale vietato ai deboli di cuore perché poi Lamb riporta avanti i gialloblù 73-72 a 1’10”; il match però lo decide Marini che con una tripla più libero supplementare a segno condanna Cividale a rincorrere sul 73-76 e poi serve a Johnson il 73-78 a 20” che chiude di fatto la contesa che poi va in archivio poi sul 73-80.   

  

UEB GESTECO CIVIDALE – R.B.R. RIMINI                  73-80

(19-12, 40-37, 55-63)

 UEB GESTECO CIVIDALE

Lamb 13, Redivo 10, Miani 9., M. Anumba 3, Rota (k) 17, Vivi n.e., Costabile n.e., Marangon 7, Berti, Ferrari 7, Dell'Agnello 10, Piccionne n.e.

Allenatore Stefano Pillastrini

Vice Giovanni Battista Gerometta, Alessandro Zamparini

Tiri da due 20/41, Tiri da tre 7/19, Tiri liberi 12/14 Rimbalzi 38 (28 dif. 10 off.)

 R.B.R. RIMINI

S. Anumba 4, Grande 6,  Tomassini 11, Masciadri 5, Marini 17, Bedetti (k) 4, Amaroli n..e., Johnson 18, Simioni 6, Camara 9.

Allenatore: Sandro Dell’Agnello

Vice Sergio Luise e Filippo Calzola

Tiri da due 17/41, Tiri da tre 10/31, Tiri liberi 16/19 Rimbalzi 40 (22 dif. 18 off.)

 Arbitri: Roberto Radaelli di Agrigento, Moreno Almerigogna di Trieste e Alex D’Amato di Roma

 Spettatori: 2.900 circa

martedì 11 febbraio 2025

UDINESE-VERONA TRE A CINQUE

 

Il 10 febbraio 1985 era di domenica ma non ancora tempo della Giornata del Ricordo: per onorare la memoria dell'esodo fiumano-istriano-dalmata e delle vittime delle foibe ci sarebbero voluti altri 20 anni e tutta la vicenda era ancora sepolta e taciuta secondo i dettami della realpolitik del dopoguerra. 

Quel giorno l'attenzione di tutta l'Italia era invece riversa sullo stadio Friuli dove era atteso il sorprendente Verona di Bagnoli, ancora primo in classifica alla terza giornata di ritorno e ben deciso a continuare la marcia verso un incredibile scudetto.

I tifosi di Inter, Torino, Roma, Juventus e Milan - praticamente il 70% dell'italico totale - riponevano nei bianconeri friulani le speranze di un inciampo che rallentasse la corsa dei veneti, bianconeri che per l'occasione ripresentavano, dopo mesi di forzata assenza per infortuni muscolari vari, nientemeno che Zico, il loro indiscusso campione internazionale, voglioso di riprendersi la scena nell’allora più bel campionato del mondo. 

Friulani rinfrancati in campo e sugli spalti dal fresco e largo successo a Roma sulle macerie della Lazio targata Lorenzo (4-1) che pareva chiudere la pratica salvezza e ora pronti, con l’asso brasiliano, a risalire la classifica verso posizioni più consone alle ambizioni di inizio stagione.

Giornata fredda, campo pesante, cielo plumbeo, stadio esaurito con curve gremite ben oltre la capienza di sicurezza: in particolare il settore ospiti traboccava di bandiere e sciarpe gialloblù, per un’invasione di almeno 5000 veronesi, presenza rinforzata dalle centinaia di veneti che all’epoca erano comandati per il servizio militare nelle caserme friulane.

Ne nacque una partita epica, rimasta sicuramente nel libro d’oro della futura squadra campione d’Italia e comunque nell’immaginario di chi, in Italia, viveva di pane e pallone negli anni ‘80 del novecento.

L’Udinese volle sfidare a viso aperto la perfetta macchina messa assieme dal mago della Bovisa: squadra corta tutta difesa arcigna, centrocampo con muscoli, corsa, potenza e qualità e attacco pronto a colpire ogni volta che la difesa concedeva mezzo metro di troppo alle progressioni di Elkjaer e Fanna o all’opportunismo di Nanu Galderisi. 

Il tecnico dei friulani, l’ormai datato O’Lione Luis Vinicio, schierò un attacco a trazione anteriore con la presenza contemporanea di Zico, Spadino Selvaggi, Carnevale e Mauro, con i poveri Gerolin, Criscimanni e De Agostini a correre ciascuno per due in mezzo al campo per sostenere gli avanti e proteggere un’improbabile difesa a tre, che spesso diventava a due quando Edinho si sganciava avanti anche lui lasciando soli Galparoli e l’Armaron Cattaneo davanti ad un disperato Fabio Bruni tra i pali.

L'inizio dei veneti fu devastante, Elkjaer, Fanna, Briegel s'inserivano nella metà campo friulana come  lame roventi nel panetto di burro costituito dalla "zona" friulana e alla mezz'ora del primo tempo il portierone di Porto Sant'Elpidio aveva già raccolto 4 palloni nella sua porta, graziato nell'ultima occasione dall'annullamento per un inesistente fuorigioco nella quarta segnatura ad opera di Tricella.

Probabilmente paghi del risultato e della facilità con cui l'avevano ottenuto al cospetto di un avversario che appariva tramortito e capace solo di rabbiose ma velleitarie e sconclusionate azioni offensive, i gialloblù alzarono il piede dall'acceleratore lasciando ai friulani il pallino del gioco e subirono da Edinho su punizione dal limite nell'ultimo minuto della prima frazione, quello che ai più sembrava essere solo il gol della bandiera per l'1-3 con cui le due squadre andarono al riposo.

Al rientro dagli spogliatori l'atteggiamento dell'Hellas non mutò e l'Udinese, sospinta dal suo pubblico trovò nel breve lasso di tempo di un quarto d'ora il coraggio per completare l'incredibile rimonta ai danni di un avversario che non riusciva più ad uscire dalla propria area di rigore e a ripartire, perdendo ogni contrasto nei confronti dei friulani che pressavano come indemoniati in ogni zona del campo.

Furono Carnevale e Mauro al 53' e al 59' a far esplodere il Friuli, ribadendo il primo in rete sotto la Nord una corta respinta di Garellik su di una conclusione da fuori area di Gigi D'Agostini e il secondo scaraventando in porta da pochi metri un pallone ribattuto in mischia nell'area veronese a seguito di una punizione dal limite.

Sugli spalti il finimondo, la curva nord era diventata un groviglio di braccia e corpi in movimento che agli impietriti tifosi veronesi assiepati nella sud all’altro lato del campo, doveva aver assunto le sembianze di una delle bolge dell’inferno dantesco dipinte da Gustave Dorè.

Tre a tre, palla al centro con i giocatori del Verona disorientati, che sembrano in balia degli eventi e si urlano tra loro mentre i bianconeri friulani sono già schierati dopo le corse e i festeggiamenti sotto la nord e vogliosi di piazzare adesso anche i colpi del Ko alla capolista. 

E invece di riassestarsi e riprendere fiato si lanciano ancora alla carica come ussari britannici sulla piana di Balaklava e finiscono, nel giro di 2 minuti, dal 61’ al 63’ per essere travolti dai cingoli dei Panzer Elkjaer e Briegel che, dritto per dritto, sfondano le maglie larghissime della difesa sguarnita e impallinano senza scampo Brini una volta giunti in azione fotocopia davanti a lui. 

Tre a cinque.

Il girone infernale adesso si osserva dalla Nord e le fiamme sono tutte a tinte gialloblù.

Manca ancora mezz’ora e nessuno è convinto possa finire così e invece, quello diventerà il risultato finale nonostante i nuovi attacchi friulani che però non andranno oltre ad una conclusione al volo di Spadino Selvaggi ben respinta da Garellik che gli negherà il 4-5.

Al triplice fischio di Casarin veronesi e friulani sotto le rispettive curve con consapevolezze e motivi diversi: i gialloblù sanno che quello sarà l’anno buono per uno storico miracolo sportivo mentre i bianconeri comprendono che i sogni di gloria sono probabilmente finiti e con loro anche l’avventura udinese del grande campione brasiliano.

Resta Udinese-Verona tre a cinque. 

Per sempre.


Stadio Friuli,
Domenica 10 febbraio 1985, ore 15,00

Udinese-Hellas Verona 3-5 

Marcatori: 3’ Briegel, 10’ Galderisi, 20’ Elkjaer, 45' Edinho, 53' Carnevale, 59' Mauro, 61' Elkjaer, 63' Briegel.

Udinese: Brini; Galparoli, Cattaneo, Edinho, De Agostini; Gerolin, Mauro, Criscimanni (69' Miano), Selvaggi; Zico; Carnevale. All. Vinicio. 
 H. Verona: Garella; Tricella, Volpati, L.Marangon, Fontolan; Briegel, Fanna (41' Bruni), Sacchetti, Di Gennaro; Galderisi (89’ Turchetta), Elkjaer. All. Bagnoli.

Arbitro: Casarin di Milano

Spettatori: paganti 19.789 abbonati 22.887 totali 42.676 



Udinese-Hellas Verona 3-5 Reti: 3’ Briegel, 10’ Galderisi, 20’ Elkjaer, 45' Edinho, 53' Carnevale, 59' Mauro, 61' Elkjaer, 63' Briegel. Udinese: Brini; Galparoli, Cattaneo, Edinho, De Agostini; Gerolin, Mauro, Criscimanni (69' Miano), Selvaggi; Zico; Carnevale. All: Vinicio. H. Verona: Garella; Tricella, Volpati, L.Marangon, Fontolan; Briegel, Fanna (41' Bruni), Sacchetti, Di Gennaro; Galderisi (89’ Turchetta), Elkjaer. All: Bagnoli.

Udinese-Hellas Verona 3-5 Reti: 3’ Briegel, 10’ Galderisi, 20’ Elkjaer, 45' Edinho, 53' Carnevale, 59' Mauro, 61' Elkjaer, 63' Briegel. Udinese: Brini; Galparoli, Cattaneo, Edinho, De Agostini; Gerolin, Mauro, Criscimanni (69' Miano), Selvaggi; Zico; Carnevale. All: Vinicio. H. Verona: Garella; Tricella, Volpati, L.Marangon, Fontolan; Briegel, Fanna (41' Bruni), Sacchetti, Di Gennaro; Galderisi (89’ Turchetta), Elkjaer. All: Bagnoli.

Udinese-Hellas Verona 3-5 Reti: 3’ Briegel, 10’ Galderisi, 20’ Elkjaer, 45' Edinho, 53' Carnevale, 59' Mauro, 61' Elkjaer, 63' Briegel. Udinese: Brini; Galparoli, Cattaneo, Edinho, De Agostini; Gerolin, Mauro, Criscimanni (69' Miano), Selvaggi; Zico; Carnevale. All: Vinicio. H. Verona: Garella; Tricella, Volpati, L.Marangon, Fontolan; Briegel, Fanna (41' Bruni), Sacchetti, Di Gennaro; Galderisi (89’ Turchetta), Elkjaer. All: Bagnoli.


mercoledì 5 febbraio 2025

CIVIDALE: QUALE FUTURO?




 Cividale del Friuli, fondata nel 50 a.C. da Giulio Cesare come municipium su un castrum preesistente, ha radici storiche che affondano nel periodo romano. La sua posizione strategica, sul fiume Natisone e all'imbocco delle Vallate abitate da altre popolazioni, le fece assumere un ruolo importante dal punto di vista della difesa e del controllo del territorio, circostanza che ha mantenuto per centinaia di anni fino ad accrescerla nei secoli centrali del Medio Evo, quando divenne anche la capitale del potere politico e religioso del Patriarcato d'Aquileia. Nel corso della sua lunga storia, Cividale ha continuato a svolgere funzioni cruciali, passando dunque da sola piazzaforte militare a centro politico e commerciale su cui gravitava una vasta area che comprendeva anche la Valle dell'Alto Isonzo e dell'Idria. Oggi, tuttavia, la città si trova ad affrontare nuove sfide, e il suo futuro appare incerto. Quale sarà il ruolo di Cividale nel contesto attuale? 

Il passato recente e la trasformazione economica

Negli anni '70, Cividale era ancora una cittadina vivace e un centro di riferimento per l’intera valle. Le caserme, l'ospedale che fungeva anche da sede dell’unità sanitaria locale, la Pretura e le numerose attività produttive e commerciali–tra cui il negozio "Vidussi", che dava lavoro a decine di persone e serviva anche la vicina Jugoslavia–erano elementi centrali nella vita quotidiana della città. Le caserme, in particolare, costituivano una risorsa fondamentale, generando occupazione e stimolando il commercio e i servizi locali. Il tutto impreziosito dalla presenza di un istituto di credito popolare con la governance diretta espressione del territorio.

A partire dai primi anni '90 del secolo scorso il contesto economico-sociale è mutato drasticamente: prima con la caduta del muro di Berlino e la conseguente fine della guerra fredda, poi accelerando con l'avvio della globalizzazione dei mercati, l'allargamento dell'UE, l'adozione della moneta unica ed infine con la rivoluzione digitale. 

Negli ultimi decenni questi mutamenti hanno avuto come conseguenza diretta la dismissione delle strutture economico-sociali che rappresentavano il fulcro della vita cittadina già citate in precedenza, con la chiusura delle caserme e la trasformazione o scomparsa di altre funzioni economiche e amministrative. La città ha perso gradualmente il suo tradizionale ruolo di polo di servizi e occupazione. Gran parte della popolazione, infatti, si sposta quotidianamente verso altre città per motivi di lavoro, e Cividale rischia di diventare - se non lo è già diventata -  una "città dormitorio", dove la vita si concentra principalmente nel tempo libero. Di ciò che un tempo faceva la “fortuna” della città ducale sono rimasti invece molti istituti scolastici che garantiscono, pur dovendo fronteggiare anch’essi il calo demografico,  un’offerta formativa ampia fino agli studi superiori con punte di eccellenza, se si pensa all’Isis Paolino d’Aquileia per il settore agrario o al Convitto Nazionale Paolo Diacono per gli studi scientifici od umanistici.

La domanda oggi è: quale funzione svolge Cividale? e soprattutto quale ruolo potrà avere in futuro per sopravvivere? 

Il turismo, risorsa ma non panacea

In tempi recenti, Cividale ha visto crescere l’afflusso di turisti, grazie alla sua straordinaria eredità storica, rappresentata dal Tempietto Longobardo, dal Museo Archeologico Nazionale e dal centro storico ben conservato. La città è diventata una meta popolare nel fine settimana, con visitatori attratti dalla sua bellezza e dalla sua storia millenaria. Il riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO nel 2011 ha certamente contribuito ad aumentare la visibilità internazionale della città.

Tuttavia, nonostante il turismo rappresenti una risorsa importante, non è sufficiente a garantire la sostenibilità economica di Cividale. Le attività commerciali locali, pur beneficiando dei flussi turistici nei periodi di alta stagione, soffrono di una bassa affluenza durante la settimana. Inoltre, la crescente concorrenza e il cambiamento delle abitudini di consumo – con la preferenza per gli acquisti online e la globalizzazione dei flussi turistici – rendono difficile per le piccole imprese locali prosperare. Il turismo, pur essendo una risorsa preziosa, non basta a risollevare l’economia cittadina.

Un esempio positivo: la pallacanestro e il progetto UEB Basket Gesteco Cividale

Tuttavia, esistono anche esempi positivi di come Cividale stia cercando di reinventarsi. Uno dei più significativi è il successo della squadra di pallacanestro UEB Basket Gesteco Cividale, che ha raggiunto la Serie A2, una categoria di grande prestigio nel panorama cestistico italiano. Questo risultato ha portato visibilità alla città e ha creato un volano per promuoverla in tutto il paese, rendendola un punto di riferimento sportivo nazionale.

Il successo della squadra è stato possibile grazie alla presenza di una struttura fondamentale: il Palazzo dello Sport. Questa infrastruttura, che ospita le partite della squadra e altri eventi, ha reso Cividale più attrattiva e ha contribuito a mettere in moto una serie di investimenti, sia pubblici che privati. Il progetto della UEB Basket Gesteco ha dimostrato come un'iniziativa sportiva possa non solo arricchire la bisognosa vita sociale della città, ma anche rappresentare una risorsa economica e culturale per la comunità, facendo conoscere ancora di più Cividale in tutta Italia.

Questo modello dovrebbe fungere da ispirazione anche per altri settori, come quello culturale e dell’innovazione. Come nel caso dello sport, anche la cultura e la tecnologia possono beneficiare di progetti ben strutturati che trovano nelle infrastrutture moderne un terreno fertile per lo sviluppo. L’idea di promuovere la città attraverso investimenti mirati, che mettano a disposizione spazi idonei e un ambiente favorevole alla crescita, sfruttando, difendendo e ampliando anche il Polo scolastico già esistente, potrebbe rappresentare la chiave per un futuro prospero.

Le strade possibili per il futuro di Cividale

Cividale forse ha davanti a sé diverse opportunità per un futuro diverso dall’essere “solo” la città della passeggiata nel fine settimana o un hub di accoglienza e smistamento per migranti minorenni della rotta balcanica.

Per coglierle però sarà necessario un ripensamento delle sue risorse e un lavoro sinergico tra i vari settori. Una delle strade possibili è sicuramente il miglioramento dell’offerta turistica, ampliandola e diversificandola. Il turismo storico-culturale, che ha già un buon successo, potrebbe essere affiancato ancora con maggiore incisività dalle iniziative legate al turismo del vino e all’enogastronomia. Cividale è situata in una delle zone più rinomate per la produzione di vini DOC, i Colli Orientali del Friuli, e potrebbe diventare un centro di riferimento per il turismo enologico. Le cantine locali potrebbero ampliare l'offerta tour e degustazioni, mentre eventi dedicati al vino e alla cucina tipica potrebbero attrarre un pubblico ancora più vasto di quello che già fa oggi.

Un’altra grande opportunità riguarda la valorizzazione del patrimonio storico e culturale legato alla vicina Slovenia e alle Valli del Natisone, con cui Cividale potrebbe sviluppare sinergie, recuperando rapporti economici e culturali esistenti nei secoli e che le drammatiche vicende del novecento avevano reciso di netto. La Valle dell’Isonzo, teatro della famosa Battaglia di Caporetto, rappresenta un luogo di interesse storico di grande valore, noto in tutta Europa. Un percorso turistico che colleghi Cividale a questa area potrebbe attirare visitatori interessati alla storia e alla memoria del conflitto, creando una rete transfrontaliera di itinerari legati alla Grande Guerra e alla cultura europea.

Inoltre, Cividale potrebbe puntare su spazi come la Caserma dismessa Francescatto, che rappresenta una grande risorsa inutilizzata. Questa struttura potrebbe accogliere un museo della Guerra Fredda e della leva militare, un luogo di memoria che non solo arricchirebbe l’offerta culturale della città, ma attirerebbe anche turisti - e le decine di migliaia di persone che in passato qui haano prestato servizio da tutt'Italia - interessati a una parte della storia recente, ancora poco valorizzata. Oltre a questa proposta culturale, la Caserma potrebbe diventare un polo per start-up innovative, con spazi destinati al co-working, per attrarre giovani imprese nel campo della tecnologia, della sostenibilità e dell’innovazione.

Un altro settore che ha visto una crescita costante negli ultimi anni è quello vitivinicolo. La produzione di vini DOC nei Colli Orientali del Friuli ha avuto un’importante espansione, con un forte legame tra territorio e identità culturale. Investire in questo settore, creando eventi, promozioni e collaborazioni con il turismo, potrebbe rappresentare una delle leve principali per il rilancio economico di Cividale.

Riscoprire una nuova funzione: il cammino della città

Il futuro di Cividale non può che passare per un ripensamento della sua funzione. Non più solo una città turistica o residenziale, ma un luogo che investe su cultura, innovazione e sostenibilità, riscoprendo il suo spirito di comunità e di polo di riferimento per il territorio. 

Gli investimenti culturali fatti ad inizio anni 90 dalla Regione con la grande mostra sui Longobardi e poi con l’istituzione del Mittelfest hanno ben dimostrato che la cultura non è una spesa a fondo perduto ma invece può diventare un volano di sviluppo attraendo a sua volta altri capitali, quando riesce a non essere fagocitata da interessi di bottega e visioni a corto raggio. 

La sfida sarà quella di creare nuove opportunità economiche e occupazionali, attraverso un equilibrio tra l'eredità storica e le necessità contemporanee.

In definitiva, Cividale forse ha la possibilità di reinventarsi. Non dovrà accontentarsi di vivere solo di ricordi e di un turismo episodico, ma dovrà cercare di evolversi, sfruttando le risorse locali in modo creativo e sostenibile. Solo così la città potrà guardare al futuro con fiducia, trovando un nuovo ruolo che la renda ancora una volta un centro vitale, dinamico e prospettico per la comunità che la abita e per i visitatori che la scelgono.

Ma per fare tutto ciò i suoi abitanti e, di conseguenza, i suoi amministratori protempore e, più in generale, tutti coloro che hanno a cuore le sorti della città ducale dovranno prima trovare la risposta alla domanda iniziale: qual è la funzione che oggi svolge di Cividale per i suoi abitanti? Qual è, se esiste ancora, il suo territorio di riferimento? E, soprattutto, quale si vuole che sia o che più semplicemente "potrebbe" essere? Cosa vuole o più realisticamente può diventare "da grande"? Cosa fare in concreto per attrarre persone e risorse in pianta stabile?

Quesiti assai complessi e dalle soluzioni incerte, con le quali hanno iniziato a confrontarsi centinaia di miglia di centri urbani simili in tutta Europa.

Il presente scritto non ha la pretesa di essere esaustivo delle dinamiche sociali, storiche, economiche e geopolitiche che hanno determinato l’attuale contesto, né di fornire soluzioni “superficiali” a fenomeni epocali, il cui governo va ben oltre le possibilità di una comunità locale.

Vuole essere solo un atto d’amore dí una persona  fra le tante che ha voluto mantenere dalla nascita legato il destino personale a quello della Città e che questi pensieri possano in qualche modo generare un utile e costruttivo stimolo per chi ha a cuore il futuro di questo meraviglioso angolo del pianeta.

So che sono in tanti e ci stanno lavorando.

martedì 4 febbraio 2025

L‘UOMO DAL MULTIFORME INGEGNO GIALLOBLÙ

 

Se il capitano Eugenio Rota incarna fin dal primo giorno di vita della Gesteco Cividale lo spirito di chi non molla un centimetro fino all'ultimo respiro e vuole continuamente stupire ribaltando i pronostici che rappresenta il DNA della squadra cividalese e conta il maggior numero di presenze in maglia gialloblù, Giacomo - Jack - Dell'Agnello è colui che si è perfettamente integrato nel mood fin dal suo arrivo nell'estate 2022 alla corte di Stefano Pillastrini, tanto da essere diventato per tutti i compagni e per i sostenitori ducali un vero e proprio punto di riferimento, affiancando il play di Portogruaro nel ruolo di autentica "bandiera" del club gialloblù.

Inserito nel roster che doveva affrontare da neopromossa ed esordiente totale in serie A2, più di qualcuno fuori dall'ambiente ducale aveva espresso diverse perplessità sulla possibilità del giocatore di poter incidere positivamente, considerato che "lo sbarco" dell'ala pivot sulle rive del Natisone avveniva a 28 anni, da neofita per la categoria, dopo tanta gavetta nelle serie minori ed una stazza - 1,98 per 95 Kg. - non proprio in linea con i tanti califfi che intasano i pitturati della seconda serie nazionale.

Ho avuto la fortuna di essere presente il 19 luglio 2022 al McDonald's di Viale Palmanova a Udine quando venne presentato alla stampa e rimasi colpito da come rispose alle domande, con l'aria di chi fosse consapevole di quanto impegnativo sarebbe stato il salto ma anche fortemente convinto dei propri mezzi e quando gli chiesi quale riteneva essere il suo punto di forza, senza tentennamenti mki disse che era la voglia di migliorarsi ogni giorno.

Lo scorso sabato, nella vittoriosa - e rognosa - gara contro Nardò in via Perusini, Jack ha tagliato il traguardo delle 100 partite in maglia gialloblù - 5 di Supercoppa, 70 di regular season, 16 di post-season/orologio e 9 di play-off - ovvero, cosa ben più significativa della cifra tonda, tutte le gare ufficiali da quando Cividale è entrata nel ranking della serie A2 a partire dalla stagione 2022/23.

Mai un’assenza, né squalifiche né infortuni, stringendo i denti nel momento degli acciacchi.

I numeri di queste 100 partite rivelano un giocatore di grande affidabilità, che mediamente in ogni gara infila 10,7 punti nella retina avversaria nei 26,3 minuti che gli offre il coach, il tutto condito con 4,7 rimbalzi e 2,6 assist, tirando con il 53% da due, il 32,6% da tre e il 63,1% dalla lunetta.

E che migliora le statistiche individuali ogni anno, di pari passo con ciò che fa la squadra: nelle prime 25 giornate della stagione in corso i numeri dicono 12,9 punti a partita e 6,6 rimbalzi, con il 57% da due, il 30% da tre ed il 68% ai liberi.

Ma la solidità e l'importanza di Dell'Agnello per la squadra ducale è testimoniata ben oltre i numeri: la sua capacità di leggere in anticipo il gioco fa sì che coach Pillastrini non rinunci mai nello starting-five e nelle battute finali decisive al suo gladiatore, il quale anziché subire la fisicità dei centri più dotati fisicamente o la pressione delle tifoserie ostili o più calde, si esalta proprio in questi frangenti dando il meglio di sé, senza paura di giocare anche "sporco" al limite del consentito, per il bene della squadra.

Tutti elementi che lo hanno fatto diventare un beniamino della tifoseria di via Perusini e un graditissimo ospite della Città ducale.

L’immagine che meglio descrive, per me, chi è Giacomo Dell‘Agnello e la sua storia friulana in via Perusini, risale a sabato 9 marzo 2024 ed è stata la sua esultanza solitaria a metà campo nell’ultimo periodo, dopo il suo ottavo assist, quello che mandava a canestro Matteo Berti contro Latina in una partita cruciale in ottica salvezza e rincorsa ai playoff: tutto lo spirito United Eagles Basketball Cividale in un attimo.

Se dovessimo prendere per gioco in prestito dalla mitologia greca le qualità dei giocatori di maggior carisma delle Aquile gialloblù diremmo che Eugenio Rota ha sicuramente attinto da Hermès il talento per distribuire i messaggi e sbucare all’improvviso dove meno te lo aspetti,  mentre le triple del Sindaco Lucio Redivo fanno strage più delle frecce scagliate da Apollo contro gli Achei sulla piana di Troia e Francesco Ferrari sta invece rivelando le doti di un novello Achille disegnando giocate ricche di bellezza ed energia dirompente.

E Jack Dell‘Agnello? senza dubbio l’abbinamento è con Odisseo, l’eroe omerico dal multiforme ingegno, che dopo 10 anni di peregrinazioni e sfide ritrova il suo Regno.

Al „pirata“ livornese sono „bastate“ 100 partite.

 


     

sabato 1 febbraio 2025

ALTRA BATTAGLIA E ALTRI DUE PUNTI IN CASCINA PER I GIALLOBLU': CIVIDALE-NARDO' 91-87

Una Gesteco in continua emergenza, stasera con Miani in panchina per onor di firma e Mastellari out per la botta alla spalla rimediata nell’ultima “corrida” casalinga contro Cremona, ospitava l’HDL Nardò dopo l’adrenalinico successo al fotofinish di mercoledì, firmato dal tap-in di Ferrari, finito al primo posto della top ten degli highlights di giornata scelti dalla Lega.

L’ostacolo da superare alla vigilia non era per nulla facile, a prescindere dalla “crisi sanitaria” in casa ducale, perché i pugliesi, già capaci di superare all’andata i ragazzi di Pillastrini con una gara in rimonta segnata dalle performance importanti di Woodson e Stewart, si presentavano in via Perusini con il morale alto dopo la vittoria di mercoledì contro la quotata Tezenis Verona di Alessandro Ramagli e con la fame di punti salvezza imposta dall’attuale penultima posizione in classifica.

La gara di stasera ha dato inoltre l’opportunità al pubblico di casa di salutare con calore Aristide Mouaha, uno dei protagonisti della promozione e del primo campionato in A2 di Cividale che ha lasciato tanti bei ricordi nei cuori gialloblù con la sua energia e ora nelle fila di Nardò, terminata l’esperienza nella serie maggiore a Scafati.

Cividale supera la prova al termine di un'altra, fino all’ultimo, combattutissima gara ad inseguimento, al cospetto di un avversario che ha prima beneficiato di una prova straordinaria al tiro dall’arco di Woodson e poi sofferto dell’uscita per infortunio dello stesso, all’inizio dell’ultimo e decisivo periodo.

Sul fronte ducale si segnala la miglior prova stagionale di Doron Lamb, la “solita” prestazione ttutta sostanza e punti di Giacomo Dell’Agnello e l’accelerazione finale del Sindaco Redivo che ha condotto per mano i compagni nella fase cruciale della gara.

 In avvio scelte praticamente obbligate per Pillastrini che manda sul parquet Redivo, Lamb, Marangon, Ferrari e Dell’Agnello mentre coach Mecacci risponde con Giuri, Mouaha, Woodson, Stewart e Iannuzzi, con la Gesteco subito ad alzare l’intensità difensiva e le percentuali al tiro rispetto alle ultime uscite portandosi sollecitamente sul + 10 (13-3) a 7’01” rispondendo con 2 triple di Redivo ed una di Lamb a quella iniziale di Woodson.

Come all’andata la guardia USA di Nardò però è “on fire” e tiene in corsa i pugliesi dall’arco (17-12 a 5’10”) dopo il time out chiamato da Mecacci e poi ancora 22-18 a 2’19” dalla prima sirena, con Cividale che perde fluidità dall’arco e va infine sotto 24-25 alla sosta e l’americano ospite già autore di 12 punti.

 Alla ripresa del gioco è Lamb a colpire dall’arco e a rispondere ad una sorta di sfida tutta stelle e strisce – sono già 14 i punti a referto per lui – mentre poi si assiste ad un botta e risposta che tiene incollate le due squadre nel punteggio (29-31 a 6’47”) con Cividale che cerca di colpire i pugliesi entrando nel pitturato mentre questi continuano a colpire dall’arco con precisione (31-34 a metà frazione).

Nella seconda parte del periodo la Gesteco non riesce a trovare le giuste contromisure per arginare Woodson che continua ad imperversare dai 6.75 e ora coadiuvato anche da Stewart porta avanti Nardò sul 34-44 a 2’15” dall’intervallo lungo, a cui si perviene sul 40-49 perché l’USA punisce ancora i gialloblù dopo che Lamb dall’arco aveva ricucito il margine sul 40 sul -6. (40-46).

A metà gara Nardò ha tirato con il 60% dalla distanza, beneficiando di un clamoroso 7/8 di Woodson e per Cividale non è finora bastato il 6/8 dal campo, 3 rimbalzi e 17 punti di Doron Lamb per rimanere nella scia degli ospiti.

 Nel terzo periodo è Jack Dell’Agnello che cerca di avviare la rimonta con un paio di pregevoli azioni nel pitturato ed il punteggio è di 49-55 a metà tempo, con Cividale che perde un paio di possessi per ridurre ulteriormente il margine, ma poi, migliorando l’intensità difensiva, riesce a portarsi sul – 1 a 3’54” dopo due liberi di Redivo per poi mette di nuovo il naso avanti sul 63-62 con un canestro sottomisura di Dell’Agnello a 1’34” e chiude infine sul 69-68, perché Woodson, ancora una volta, trasforma la sua 9 “bomba” della serata sui 10 tentativi fin qui effettuati.

 A 8’26” dalla fine sul 69-70 Woodson deve però uscire dal campo con una caviglia malconcia a seguito di uno scontro di gioco e Cividale, sempre con Lamb e Dell’Agnello, si porta avanti sul 74-70 a 7’00”  - 51 punti in due sino ad ora – ma Nardò non ci sta e in un amen ritorna avanti (74-75) a metà periodo e s’inizia ad intravedere il “solito” finale punto a punto.

Pillastrini chiama minuto a 2’50” con il tabellone che segna 79-82 e la palla in mano ai pugliesi, per cercare di riorganizzare i suoi che soffrono ora le incursioni dell’ex Mouaha ed in attacco fanno fatica a trovare tiri aperti.

A 1’32” , sull’81-82, Mouaha commette il suo quinto fallo sfondando in transizione su Redivo e Cividale trova poi con l’argentino una delle sue una triple “ignoranti” per l’85-82 a 1’03”; Nardò si affida a Stewart per rimanere incollata (87-86 a 22”) e poi Berti ha l’occasione di chiudere la gara dalla lunetta ma sull’89-86 fa 0 su 2 e sul successivo tiro dalla linea della carità, Giuri porta i suoi sull’89-87 a 7” con Pillastrini che chiama minuto per la gestione dell’ultimissima fase.

Rota subisce fallo e dalla lunetta si conferma glaciale per il 91-87 finale che mantiene i ducali al terzo posto in classifica generale e mette “fieno in cascina” per il ciclo di prossime sfide impegnative che attendono la Gesteco.

 

UEB GESTECO CIVIDALE – HDL NARDO’ BASKET               91-87

(24-25, 40-49, 69-68)

 UEB GESTECO CIVIDALE

Lamb 29, Redivo 21, Miani n.e., Rota (k) 2, Superina n.e., Baldares n.e., Devetta n.e., Marangon 3, Berti 7, Ferrari 7, Dell'Agnello 22, Piccionne.

Allenatore Stefano Pillastrini

Vice Giovanni Battista Gerometta, Alessandro Zamparini

Tiri da due 21/37, Tiri da tre 10/29, Tiri liberi 19/24 Rimbalzi 40 (27 dif. 13 off.)

 HDL NARDO’ BASKET

Woodson 28, Ebeling 4, Pagani 10, Iannuzzi (k), Donadio 3, Mouaha 16, Stewart Jr. 15, Giuri 3, Kebe n.e., Zugno 8

Allenatore: Matteo Mecacci

Vice Gabriele Castellitto e Luigi Marra

Tiri da due 14/26, Tiri da tre 17/36, Tiri liberi 8/13 Rimbalzi 29 (25 dif. 4 off.)

 Arbitri: Alberto Perocco di Treviso, Fabio Ferretti di Teramo e Francesco Praticò di Reggio Calabria

 Spettatori: 2.600 circa

 

 

 

 

Post in evidenza

NOTTI MAGICHE ANTE LITTERAM

25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...